Diabesità: diabete e obesità

Diabete, facciamo chiarezza

Attualmente la medicina distingue tre forme di diabete mellito1:

  • Il diabete mellito di tipo 1

Un tempo chiamato diabete insulino-dipendente o diabete giovanile, riguarda il 10% dei casi di diabete e si sviluppa prevalentemente a partire dall’infanzia o dall’adolescenza.

  • Il diabete gestazionale

Per diabete gestazionale si intende un aumento dei livelli di glucosio che si manifesta o viene rilevato per la prima volta nel periodo della gravidanza. Questa condizione si verifica nel 8% nelle donne incinte. Generalmente tende a scomparire al termine della gravidanza, tuttavia, le donne che ne hanno sofferto presentano un rischio più elevato di sviluppare diabete di tipo 2 in età avanzata.

  • Il diabete mellito di tipo 2

Rappresenta la forma di diabete più comune e interessa il 90% dei casi. Si sviluppa prevalentemente a partire dai 40 anni di età e colpisce principalmente i soggetti obesi o sovrappeso.

Nel diabete mellito di tipo 2 non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina tale da soddisfare le necessità dell’organismo (deficit di secrezione di insulina), oppure l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza). Il risultato, in entrambi i casi – che possono presentarsi separatamente oppure successivamente – è il conseguente incremento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia).

L’insulino resistenza tipica dei pazienti obesi, consiste in una incapacità di alcuni organi a rispondere all’azione dell’insulina per cui il glucosio non riesce ad entrare dentro le cellule, rimanendo quindi nel sangue dove determina l’aumento della glicemia. Normalmente il pancreas cerca di superare questa resistenza producendo più insulina, ma nel tempo questa iperfunzione porta ad un suo progressivo esaurimento funzionale, per cui il pancreas produce sempre meno insulina2.

In genere, la presenza di diabete di tipo 2 può non essere rilevata per molti anni in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e non comporta sintomi particolarmente evidenti come quelli del diabete di tipo 1.

Cause e sintomi legati al diabete di tipo 2

Le cause alla base dell’insorgenza della malattia vanno generalmente ricercate in fattori ereditari ed ambientali ma anche nell’obesità e in fattori ambientali scatenanti come vita sedentaria, stress, fumo e alcool: le cellule hanno bisogno di zucchero per vivere, tanto maggiore è il numero di cellule da alimentare tanto maggiore sarà il fabbisogno di insulina. Nelle persone obese, quindi, l’insulina viene prodotta ma non in quantità sufficiente3.

Tra i sintomi più comuni troviamo la sensazione di stanchezza, sete insistente, il frequente bisogno di urinare anche nelle ore notturne, perdita di peso, lenta guarigione delle ferite, vista offuscata.

Diabesità, possibili rimedi

La stretta correlazione tra le due condizioni fa sì che la cura del sovrappeso e della sedentarietà indirettamente possa curare anche il diabete.

Focus particolare va fatto sull’alimentazione del diabetico di tipo 2, che sostanzialmente non si differenza dall’alimentazione del soggetto sano che tende all’obesità, così come all’attività motoria che rappresenta un farmaco naturale molto efficace.

Visto che nella maggior parte dei casi il diabete di tipo 2 si associa ad obesità, si pone il problema di quale tipo di sport suggerire ad un paziente con un elevato BMI. Fatte salve le considerazioni generali precedenti sulla ripartizione tra attività fisica aerobica ed anaerobica, un problema specifico in pazienti obesi sono le possibili lesioni muscolo-tendinee da pratica sportiva, soprattutto agli arti inferiori. Pertanto, è consigliabile, almeno nei periodi iniziali, l’esecuzione di sport a basso carico gravitario quali ad esempio il nuoto (assenza di carico gravitario) o la bicicletta (carico gravitario limitato al tronco), mentre la corsa è da evitare (o limitare fortemente)4.

L’apporto calorico del diabetico-obeso deve essere organizzato partendo dallo studio del metabolismo basale5 che può essere stimato con la Calorimetria Indiretta e dall’Armband (monitoraggio dello stile di vita).

Il dispendio energetico in caso di attività motoria dovrebbe invece essere di almeno il 20/30% in più rispetto al basale; le attuali linee guida delle Società Scientifiche Diabetologiche consigliano 3-4 sessioni di attività fisica aerobica di 30-45 minuti ciascuna e due sessioni di attività fisica anaerobica a settimana.

Si stima che, in assenza di interventi sullo stile di vita atti a contenere l’epidemia di obesità, nel 2045 la prevalenza della condizione nella popolazione raggiungerà l’11,7%, mentre una riduzione del 25% della prevalenza dell’obesità sarebbe in grado di mantenere la prevalenza del diabete di tipo 2 sotto la soglia del 10% corrispondente a 111 milioni di casi di malattia in meno e a un risparmio sanitario di 200 miliardi di dollari all’anno.

NOTE
  1. https://www.sicob.org/00_materiali/area_pazienti/opuscolo_informativo.pdf
  2. https://www.diabete.net/le-tipologie-di-diabete-mellito-e-il-diabete-insipido/conoscere-il-diabete/tutto-sul-diabete/30916/#insipido
  3. http://www.siditalia.it/pdf/Il%20Diabete%20in%20Italia_p.pdf, studio “Programmi di prevenzione del diabete e delle sue complicanze”, R. D’Elia, V. Mastrilli, D. Galeone, R. Guerra.
  4. Ivi, studio “Diabete, attività fisica e sport agonistico”, L. Luzi , S. Balducci, F. Strollo, P. Pipicelli, G. Corigliano.
  5. Il metabolismo basale (MB), o BMR, dall’inglese Basal Metabolic Rate, è il dispendio energetico di un organismo vivente a riposo, comprendente dunque l’energia necessaria per le funzioni metaboliche vitali (respirazione, circolazione sanguigna, digestione, attività del sistema nervoso, ecc.). Rappresenta circa il 45-75% del dispendio energetico totale nella giornata.

 

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