Binge Eating Disorder
Binge Eating Disorder (BED): facciamo chiarezza
Il Binge Eating Disorder (BED), o disturbo da alimentazione incontrollata, si caratterizza per ricorrenti episodi di abbuffate, almeno una volta a settimana per tre mesi. La 5a edizione del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) pubblicata a Maggio 2013, ha codificato per la prima volta il BED come un disturbo alimentare autonomo, mentre in precedenza era classificato tra i “Disturbi Alimentari non altrimenti specificati”1.
Le persone che soffrono di questo disturbo si abbuffano, ma non usano in modo sistematico comportamenti di compenso (es: abuso di lassativi o diuretici, vomito autoindotto, digiuno, eccessiva attività fisica) come nella bulimia nervosa. Inoltre, non seguono un piano alimentare e tendono a mangiare in eccesso anche al di fuori delle abbuffate, ciò spiega perché nella maggior parte dei casi sia presente una condizione di sovrappeso o di obesità2.
Si tratta di un disturbo relativamente comune con una prevalenza stimata nella popolazione generale attorno al 1,4%.
Tale stima aumenta sostanzialmente fra gli individuai obesi, senza differenze di genere; è di particolare interesse per la comorbidità con sintomi psichiatrici quali depressione, disturbi di personalità abuso di sostanze e ansia, spesso legati a preoccupazioni eccessive per il cibo, per il peso e per la forma del corpo. Inoltre, come gli altri disturbi del comportamento alimentare, i pazienti con BED presentano alessitimia, difficoltà nell’identificazione e regolazione delle emozioni3.
Inizialmente il BED è stato considerato un disturbo proprio dell’età adulta, tuttavia recenti studi suggeriscono un’età di esordio più precoce, anche nell’infanzia e nell’adolescenza4. Un esordio precoce sembra essere associato ad un risultato peggiore richiedendo quindi interventi più complessi.
L’abbuffata si caratterizza per la presenza di entrambe questi aspetti5:
- Mangiare, in un periodo definito di tempo che può corrispondere a qualche ora, un quantitativo di cibo chiaramente più abbondante di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe in un periodo simile di tempo;
- Sensazione di perdita del controllo durante l’episodio, cioè la sensazione di non riuscire a fermarsi o a controllare che cosa e quanto si sta mangiando.
Gli episodi di abbuffata sono associati a 3 o più dei seguenti aspetti:
- Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio;
- Mangiare fino a sentirsi sgradevolemente pieni;
- Mangiare grandi quantitativi di cibo senza sentirsi affamati;
- Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando;
- Mangiare molto più rapidamente del normale;
Conseguenze e possibili rimedi terapeutici del BED
Il BED influenza la vita della persona che ne soffre sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista psicologico e sociale.
Possono esserci delle complicazioni mediche, solitamente secondarie allo stato di obesità (come ad esempio ridotta aspettativa di vita, diabete, malattie cardiovascolari, apnee notturne, certi tipi di cancro, dislipidemia, colelitiasi e ipertensione arteriosa, etc.). Di solito i problemi fisici richiedono la normalizzazione del peso e dell’alimentazione. Nella popolazione obesa con BED la percezione della qualità di vita è quindi peggiore rispetto alla popolazione obesa non-BED, sono infatti maggiormente presenti sintomi depressivi, disinibizione e rabbia6.
Il trattamento multidisciplinare è risultato come la migliore strategia per la gestione a lungo termine di questo disturbo, con l’obiettivo primario di astenersi dalle abbuffate e, solo successivamente, perdere peso7.
Il trattamento del Binge Eating Disorder prevede l’attivazione di un progetto terapeutico articolato in diverse fasi a seconda della persona e della gravità:
- Colloqui di valutazione diagnostica;
- Terapia cognitivo-comportamentale individuale;
- Gruppi psicoterapeutici su aspetti specifici della patologia;
- Terapia farmacologica;
- Consultazioni psicologiche ai famigliari del paziente;
- Sostegno psicologico alle famiglie in caso di ospedalizzazione del paziente;
- Colloqui ed esami di follow up per la valutazione del trattamento e la ridefinizione del piano di intervento;
- Collaborazione con dietisti e nutrizionisti, che consente di modificare le abitudini nutrizionali scorrette attraverso il monitoraggio quotidiano dell’alimentazione.
L’approccio psicoterapeutico, soprattutto di tipo cognitivo-comportamentale, è raccomandato come intervento di prima scelta con ampie evidenze di efficacia a lungo termine. Interventi più semplici di tipo psicoeducativo e comportamentali si sono dimostrati efficaci in pazienti meno gravi e con minore comorbidità8.
La terapia farmacologica, soprattutto gli SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors), si sono dimostrati utili nel diminuire l’impulso ad abbuffarsi e migliorando i sintomi psichiatrici.
NOTE
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25885566, Amianto F., Ottone L., Abbate Daga G., Fassino S., Binge-eating disorder diagnosis and treatment: a recap in front of DSM-5. BMC Psychiatry, NCBI, 2015.
http://www.psicoclinica.it/il-binge-eating-disorder-nel-dsm-v.html, Prosperi E., Il Binge Eating Disorder nel DSM V, 2013.
Ivi, Amianto, Ottone, Abbate, Fassino.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30265748, Pluhar EI., Kamody RC., Sanchez J., Thurston IB., Burton TE., Description of an intervention to treat binge-eating behaviors among adolescents: Applying the Template for Intervention Descriptions and Replication, NCBI, 2018.
DSM-5, Manuela Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, American Psychiatric Association.
Ivi, Amianto, Ottone, Abbate, Fassino.
Ibidem.
Cfr. Safer DL. , Telch CF., Chen EJ., Binge eating e bulimia. Trattamento dialettico comportamentale. Il testo è articolato in sezioni dedicate alla discussione, agli esercizi esperienziali, ai compiti per i pazienti e ai suggerimenti per i terapeuti. È corredato di oltre trenta schede di lavoro. Due casi clinici riportati in forma estesa illustrano l’intero processo terapeutico nel setting sia individuale sia di gruppo.